venerdì 21 marzo 2014

Good autumn to you guys in the Southern Hemisphere!!!

pencil drawing by Loreta Ferrarese- Anjee- Verona Italy- 
coming soon in a new exibition in NY

HAPPY SPRINGTIME FROM VERONA - ITALY


MARCH 21, 2014 - SAN BENEDETTO 

                                        UNA RONDINE SOTTO IL TETTO

LOVE PEACE AND QUIET

Giulia

Only Here For This Moment pt01

Jeff Buckley - Interview + Live Performances On Musiqueplus ( May 28th 1...

JB & G Love Duet

Jeff Buckley on Nusrat Fateh Ali Khan and Qawalli

Devendra Banhart Interview-Jeff Buckley LA Event

Interview Jeff Buckley




Jeff Buckley New Zealand Interview

Jeff Buckley - Lost Highway

Jeff Buckley - I Shall Be Released

mercoledì 12 marzo 2014

ODELL?

Odell, il new golden boy “Il mio mito? Elton John”

NON si può dire che negli ultimi anni l'Inghilterra sia stata avara di fenomeni musicali, visto che in meno di tre stagioni abbiamo assistito all'arrivo di una lunga schiera di talentuosi golden boy nati negli anni Novanta come Jake Bugg, Ed Sheeran, John Newman, George Ezra e Tom Odell. Quest'ultimo, già ribattezzato il Jeff Buckley britannico, dopo l'apparizione in tv a Quelli che il calcio questa sera sarà ai Magazzini Generali per la sua unica data italiana.
Ventitré anni e un solo disco pubblicato, Odell è una delle rivelazioni musicali del 2013, non solo dal punto di vista artistico, ma anche commerciale, visto che la scorsa estate è riuscito a spodestare dalla cima delle classifiche un signore di nome Kanye West. Capelli biondi e faccia d’angelo, si è imposto con un pugno di magnifiche ballate per pianoforte, con un talento e una personalità tali che in molti lo hanno definito una versione al maschile di Adele: «E perché no?» ha commentato: «Le canzoni di Adele hanno un’intensità e una potenza tali che chiunque vorrebbe essere paragonato a lei. Ma l'impatto che ha avuto lei sulla scena è di quelli difficili da replicare. Chi mi ha influenzato di più? Elton John, senza dubbio. Mio padre a casa aveva tutti i suoi dischi degli anni Settanta, cose come Honky Chateau e Tumbleweed Connection. In quel periodo è stato uno dei più grandi cantautori della storia della musica ».
(a.mo.)
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martedì 11 marzo 2014

Nuovo libro: "Psycho Killer. Omicidi in Fa Maggiore" di Ezio Guaitamacchi

VIA XX SETTEMBRE? ALLA FELTRINELLI LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GUAITAMACCHI

Amy, Hendrix e Kurt Il rock si colora di giallo

Il romanzo: l'ispettore Molteni odia il rock e durante l'indagine, prima dell'assassino, deve trovare se stesso

Il corpo riverso in un lago di sangue è quello di un potente ufficio stampa dello show business. Il cadavere viene ritrovato a Milano, nello stesso giorno in cui a Londra muore Amy Winehouse. Si è ucciso mentre in televisione passavano i titoli di coda de La ballata di Stroszek di Werner Herzog. Non è l'unico omicidio misterioso: dopo il manager tocca ad altri personaggi noti dello spettacoli. Sulla scena del crimine sono evidenti le ambientazioni delle morti celebri del rock: da quella di Ian Curtis, cantante dei Joy Division, a quella di Jimi Hendrix, da Kurt Cobain dei Nirvana a Jeff Buckley, sino a Brian Jones dei Rolling Stones. Inizia così Psycho Killer. Omicidi in Fa Maggiore , l'ultimo libro del giornalista-scrittore Ezio Guaitamacchi che stasera, alle 18.30, sarà alla Libreria Feltrinelli di via XX Settembre, a Bergamo, per parlarne con i lettori. «Nel mio libro racconta Guaitamacchi  le canzoni di Bob Dylan sono la chiave del mistero. L'assassino è un musicista frustrato che giustizia manager discografici, uffici stampa, avvocati che lui considera colpevoli del suo mancato successo. Dopo ogni esecuzione, il pluriomicida invia a Radio Popolare le cover rifatte da lui stesso dei brani di Dylan, ognuno dei quali contiene nel testo o nelle motivazioni per cui sono state scritte il movente di ciascun delitto. L'ispettore Marco Molteni, a capo delle indagini, odia il rock e i suoi personaggi. Ma, aiutato dal fido assistente Carlucci, dal medico legale dottor D'Errico, dal musicista di strada Sunflower e da altri esperti musicofili, prova a dare un senso all'intricata vicenda. La striscia di sangue però si allunga sempre più e Molteni, nel dar la caccia all'assassino, vedrà a rischio le sue stesse convinzioni. L'idea continua Guaitamacchi  mi è venuta a fine produzione del programma di Raidue Delitti rock . Mi ero detto: Basta non scriverò mai più di morti nel mondo della musica. Ma quella di Amy Wynehouse mi costrinse a scrivere una nuova puntata per la trasmissione. Così ho incominciato a prendere i primi appunti sul libro, basandomi sul mio background musicale, le conoscenze dell'ambiente...». Guaitamacchi, lei non appare nella trama?«Un cameo alla Hitchcock o, se preferisce, alla Wim Wenders... Non amo le autocitazioni». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Santini Fabio
Pagina 13
(18 febbraio 2014) - Corriere della Sera

The Grace

La band vercellese nasce nel 2006 come formazione di chiara ispirazione indie e alternative rock, prendendo in prestito il nome dal leggendario disco di Jeff Buckley.

Neverending White Lights 




Stephen Alcorn


http://www.alcorngallery.com/MMM/MMM_display.php?i=60

Jeff Buckley, Gregorian Punk
2004 
Relief-block print (2 blocks; dark over light) 
19.5 x 15 in. image, 23 x 17-1/2 in. paper 
Signed in pencil, artist’s proof 
Hand-printed by the artist on acid-free paper 
$400.00 © The Alcorn Studio & Gallery

Modern Music Masters main page



Così i volti rock diventano arte


Le opere dell’americano Stephen Alcorn.
I volti trasfigurati dei miti del rock in un caleidoscopio di forme e di colori che include Joan Baez, Bjork, David Bowie, James Brown, Jeff Buckley, Johnny Cash, Ray Charles, Eric Clapton, Kurt Cobain, Miles Davis, Ani Di Franco, Nick Drake, Bob Dylan, Woody Guthrie, George Harrison, Jimi Hendrix, Billie Holiday, Lightnin’ Hopkins, Mick Jagger, Blind Lemon Jefferson, Brian Jones, Lennon & McCartney, Madonna, Bob Marley, Elvis Presley, Nina Simone, Patti Smith, Bruce Springsteen, Pete Townshend, Stevie Ray Vaughan, Muddy Waters, Frank Zappa.

WHAT ABOUT Anna Calvi?

la stampa


MUSICA
 ANNA CALVI IN CONCERTO A MILANO

La dolce furia della Calvi in concerto

Eternamente sospesa fra PJ Harvey e Jeff Buckley, la londinese Anna Calvi sbarca a Milano giovedì 19 settembre per una tappa del suo nuovo tour

Vulcanica sulla scena ma molto timida in privato, la cantautrice dalla voce potente che cita Ravel e Debussy fra le sue influenze , ma anche il compositore Ennio Morricone arriva in Italia per presentare il suo secondo album. E se il suo protettore Brian Eno sostiene che sia l’artista più interessante arrivata sulla scena musicale dopo Patti Smith, nonostante i numerosi punti in comune, Anna Calvi non si accontenta di imitarla pedissequamente. Al di là delle intonazioni vocali che ci riportano alla sacerdotessa del rock ma anche a PJ Harvey e Chrissie Hynde, di un universo lirico sobriamente romantico, di una musica melodrammatica spogliata di inutili effetti, la cantautrice londinese brilla di un carisma tutto suo, di una personalità autentica e di un universo molto particolare che potrebbe portarla a comporre una colonna sonora per Tarantino ad Almodovar.

Il background. Nata in una famiglia di musicisti, la cantante inglese di origini italiane Anna Calvi, impara a suonare la chitarra nell’adolescenza sotto l’influenza dei grandi maestri come Django Reinhardt, John McLaughlin e del rock tormentato tipico dei Velvet Underground, Nick Cave David Bowie o Jeff Buckley. Dopo un duro apprendistato e la messa a punto delle sue prime canzoni, la giovane songwriter viene notata nel 2009 dal DJ della radio XFM John Kennedy in occasione di un concerto a Londra. Entrata subito a far parte della nuova rosa delle principali esponenti del rock al femminile Anna Calvi inizia così ad aprire la prima parte dei concerti di The Golden Silvers, The Invisible, Johnny Flynn, The Laurel Collective e Grinderman. Nell’ottobre del 2010 con l’aiuto dei suoi musicisti Mally Harpaz e Daniel Maiden-Wood, l’artista pubblica un primo e convincente singolo intitolato  Jezebel / Moulinette a cui segue la sua nuova avventura in studio con Ben Lovett (Mumford & Sons), Dave Okumu (The Invisible) e il mentore Brian Eno per la realizzazione del suo album d’esordio.

L’album. La nuova opera uscirà nei negozi il prossimo 7 ottobre e sarà intitolato One Breath. Audace e intimista il successore di “Anna Calvi”, apre un nuovo capitolo nella carriera della talentuosa artista. Prodotto da John Congleton nei Blackbox Studios, in Francia e mixato a Dallas negli USA, One Breath è stato scritto in un anno e registrato in due intense settimane. One Breath è sicuramente un disco più personale rispetto all’album omonimo che dopo la sua release a gennaio del 2011 era entrato in nomination ai Mercury e ai Brit Awards. Riflessivo e vulnerabile One Breath è in perfetto equilibrio tra ottimismo e disperazione e la sua marcata istintività rivela una più ampia gamma di emozioni pur conservando tutte le qualità dell’esordio.

Il concerto. Nell’ambito di Elita Ouverture al Teatro Franco Parenti di Milano Anna Calvi presenterà in quest’unica data italiana di un tour super-esclusivo di sole quattro tappe europee, il suo nuovo disco e una selezione dei brani che hanno decretato il suo successo di pubblico e critica. Nonostante il suo aspetto di giovane donna timida e fragile, sulla scena si trasforma in una vera e propria guerriera che combatte i suoi fantasmi con una grazia e una sicurezza impressionante. L’autorità della cantante , la magia velenosa della sua voce saranno tali da attirare tutti gli sguardi e le attenzioni del pubblico, un pubblico che si troverà imprigionato dal suo canto magnetico.  

Ben Howard - Oats In The Water


Ben Howard - "Diamonds"

Ben Howard - "Diamonds"


http://www.youtube.com/watch?v=2XBUPNUY8HM&list=RDihQJJJmiY4o

Similar to JEFF?

Keaton Henson - Sweetheart, What Have You Done To Us





MUSICA
 KEATON  HENSON, BIRTHDAYS

Il commovente folk di Keaton Henson

Con le sue vibranti ballate, il tormentato ventiquattrenne Keaton Henson descrive un universo fragile, romantico ed elegante, molto vicino a quello dei songwriter americani più amati di sempre
Keaton Henson al piano


Attorno agli anni '90 i più malinconici amanti della musica pop trovavano negli Stati Uniti due musicisti che soddisfavano in pieno le loro esigenze. Si trattava infatti di Jeff Buckley ed Elliott Smith, due romantici songwriter di cui la prematura scomparsa rese orfani gli amanti del genere. Ai nostri giorni però Il londineseKeaton Henson sembra celebrare la prodigiosa voce del primo, con i suoi sospiri, ma anche il modo di suonare la chitarra del secondo. Di indole solitaria, la barba lunga e un look austero che ricorda quello di un predicatore allucinato, il giovane Henson ha recentemente pubblicato la versione fisica del suo secondo album "Birthdays", un opera tra le più interessanti del 2013 uscita in digitale lo scorso marzo e amorevolmente affinata nella città di Los Angeles da Joe Chiccarelli (White Stripes, The Shins.).

Il background. Nato nel 1988 a Londra Keaton Henson è figlio dell'attore Nicky e della ballerina di danza classica Marguerite Porter. Malgrado il suo daltonismo Keaton nasce come illustratore. Nel corso della sua carriera artistica ha infatti disegnato degli art work per "Hey Everyone" di Dananananaykroyd e "Take to the Skies" di Enter Shikari. Nel 2009 per esorcizzare una storia d'amore finita male, il giovane artista inizia a scrivere musica e parole di alcuni brani che successivamente registra nel suo appartamento di Londra. Dopo aver ascoltato una copia delle registrazioni, il migliore amico di Keaton lo incoraggia a mettere i brani on-line. Nel frattempo il giovane musicista continua a tenersi in allenamento componendo  "Don't Be Afraid", traccia che confluirà nella colonna sonora del film "Tormented" del regista inglese Jon Wright. Nel novembre del 2010, prodotto dallo stesso Keaton, esce su etichetta Motive Sounds Recordings l'album d'esordio "Dear".

L'album. Voce fragile, melodie melanconiche, una musica commovente che viene dal cuore. Sono queste le principali caratteristiche "Birthdays", un disco privo di stravaganze liriche e orchestrazioni  troppo pesanti: tutto si muove sul filo della voce di Keaton. Come il suo predecessore "Dear", questo nuovo album è composto da canzoni cupe, toccanti e delicate che offrono al pubblico un nuovo lato della personalità dell'artista, completamente differente dall'universo sordido e misterioso dei suoi visionari disegni che sembrano uscire da un film di Tim Burton. Certo i riferimenti a Jeff Buckley ed Elliott Smith sono evidenti, ma Henson giunge a definire il proprio linguaggio grazie ad una forte tensione emotiva e un'innata eleganza. 

lunedì 10 marzo 2014

Recensione del libro di Gary Lucas - La Stampa 30/09/12






MUSICA

“Jeff, l’angelo caduto
che ci regalò Grace”

Il cantautore Buckley
nel libro-ricordo di Gary Lucas
Jeff Buckley morì a 31 anni, era il figlio di Tim, artista morto per eroina nel 1975.

La prima volta che lo vide, lui l’abbagliò «con un sorriso da mille watt che accese la penombra della chiesa». L’ultima volta che gli parlò, poco prima che morisse, gli disse solo: «Non hai idea di quanto io sia nella merda… è tutto una merda», per riapparire poco dopo sul palcoscenico del locale in cui si trovavano e proporgli, a sorpresa, di suonare ancora una volta, l’ultima, Grace, la canzone che più li legava.  

Tra un incontro e l’altro sono trascorsi sei anni, anni che Gary Lucas, chitarrista d’avanguardia newyorkese, racconta ora in un libro pubblicato in anteprima mondiale dall’editore italiano Arcana.  
Il libro ha un titolo in inglese, Touched by Grace, e un sottotitolo in italiano, La mia musica con Jeff BuckleyGrace, la canzone, e Buckley sono, appunto, i protagonisti del racconto, che Lucas riesce finalmente a rendere pubblico.  

Lucas ha circa 40 anni ed è un chitarrista piuttosto esperto quando la sua strada incrocia quella del 25enne Jeff, appena giunto a New York dalla California per cambiare vita e celebrare la memoria di suo padre. È il figlio di Tim Buckley, introverso e geniale cantautore degli Anni 70, morto per eroina nel 1975, che lui non ha mai davvero conosciuto, se non attraverso i dischi. Nell’aprile 1991 Lucas accetta di accompagnarlo alla chitarra in una serata che intende omaggiare la musica di Tim, a Brooklyn, e come capita a molti, uomini e donne, e come accadrà a milioni di persone quando Jeff diverrà famoso, se ne innamora all’istante. «Era identico a Tim da giovane: stesse labbra carnose e rosse e sguardo sensibile, ipnotico, acceso. Tanto carismatico, e tanto bello. Un viso levigato e sensuale, angelico e diabolico al tempo stesso. Uno splendido ragazzo». 

Jeff non è solo bello, ha una voce magnifica e sembra il contraltare perfetto di Gary quando si mettono al lavoro: il ragazzo raccoglie gli arabeschi strumentali di Lucas e li fa volare in alto nei cieli dell’emozione con i suoi testi sofferti, con interpretazioni intense che hanno la bellezza mistica e drammatica di certa musica sacra. Il ragazzo entra nel gruppo di Lucas ma poi, dopo la prima esibizione pubblica, decide di abbandonare tutto. Il musicista sedotto e abbandonato, ne fa (letteralmente) una malattia, per poi accorrere con la sua chitarra in studio quando Buckley registra l’album da solista, uscito nel 1994, intitolato Grace (come la canzone che hanno scritto insieme), ritenuto oggi uno dei capisaldi irrinunciabili dei Novanta. 

Jeff morirà in un ramo laterale del Mississippi nel maggio 1997, nei giorni in cui a Memphis sta tentando di mettere insieme un secondo album: in auto con un collaboratore, gli chiede di fermarsi e si tuffa nel fiume, da cui verrà ripescato giorni dopo. Fu suicidio? Lucas semina il dubbio, ma non ha prove, se non il ricordo di un ultimo incontro, poche settimane prima, in cui Jeff gli è sembrato svuotato, cupo e forse preda dell’eroina. 
Questa è la storia, raccontata con la sincerità che i 15 anni di distanza permettono, e un rancore verso il destino, e chi ha manovrato perché si compisse nel modo più crudele, che ovviamente risparmia Buckley, angelo caduto impossibile da odiare, per quanto calcolatore, manipolatore, cinico e narcisista abbia potuto essere. Come voler male a un ragazzo che fin dall’inizio dissemina di presagi di morte le sue canzoni? Che in Grace, bellissima e terribile, canta: «C’è la Luna che mi chiede di restare, abbastanza a lungo perché le nuvole mi facciano volare via. Ma anche se arriva il mio tempo, non ho paura, paura di morire».  

Il senso fatale di una luce troppo intensa per rimanere accesa a lungo accompagna Buckley, anche perché il suo successo è stato postumo, ed è per noi come la luce delle stelle, che ci arriva da galassie lontane nello spazio e nel tempo. Ma non a Lucas, che quella luce vide per primo, e che le storie ufficiali della vita di Buckley avevano quasi totalmente cancellato.  

Jeff Buckley - We all fall in love sometimes


We All Fall in Love Sometimes 

Lyrics


written by John, Elton / Taupin, Bernie.
Live at the WMFU Music Faucet"


Wise men say
It looks like rain today
It crackled on the speakers
And trickled down the sleepy subway trains
For heavy eyes could hardly hold us
Aching legs that often told us
It's all worth it
We all fall in love sometimes
The full moon's bright
And starlight filled the evening
We wrote it and I played it
But something happened it's so strange this feeling
Naive notions that were childish
Simple tunes that tried to hide it
But when it comes
We all fall in love sometimes
Didn't we? did we? should we? could we?
I'm not sure but sometimes we're so blind
Struggling through the day
When even your best friends say
Don't you find?
We all fall in love sometimes
hmmm...
Oh, yeah..
And only passing time
Could kill the boredom we acquired
Running with the losers for a while
And our empty sky was filled with laughter
Just before the flood
Painting worried faces with a smile
Wise men say
It looks like rain today
It crackled on the speakers
And trickled down the sleepy subway trains
For heavy eyes could hardly hold us
Aching legs that often told us
It's all worth it
We all fall in love sometimes
oh oh oh...
We all fall in love some times...

Gli uomini saggi dicono 
"Oggi sembra voler piovere" 
ha scoppiettato su coloro che han parlato 
è piovuto sui treni fermi della metropolitana 

Poiché gli occhi stanchi a 
malapena riuscivano a restare aperti 
E le gambe indolenzite spesso ci hanno detto 
"ne vale la pena!" 
Tutti, qualche volta, ci innamoriamo 

La luna piena è splendente 
E la luce delle stelle colmava la sera 
Lo scrivemmo e io lo suonai 
qualcosa è accaduto 
e questa sensazione è così strana 

Ingenue impressioni che erano infantili 
Semplici melodie che cercavano si nasconderla 
Ma quando arriva il momento, 
Tutti, qualche volta, ci innamoriamo 

E’ successo, non è successo, dovremmo, non potremmo? 
Non ne sono certo perché a volte siamo così ciechi 
Mentre combattiamo con fatica 
per arrivare alla fine della giornata 
In cui persino il tuo migliore amico dice: 

Non trovi che 
Tutti, qualche volta, ci innamoriamo? 

Oh sì, e solo il passare del tempo 
Può abbattere la noia che abbiamo acquisito 
Correndo, per un po’, con i perdenti 
Ma il nostro cielo vuoto era pieno di risate 
poco prima che il diluvio 
Con un sorriso, dipingesse facce preoccupate 

Gli uomini saggi dicono 
"Oggi sembra voler piovere" 
ha scoppiettato su coloro che han parlato 
è piovuto sui treni fermi della metropolitana 

Poiché gli occhi stanchi a 
malapena riuscivano a restare aperti 
E le gambe indolenzite spesso ci hanno detto 
"ne vale la pena!" 
Tutti, qualche volta, ci innamoriamo 
Tutti, qualche volta, ci innamoriamo


Back in New York City



Back in N.Y.C.
Songwriters: Banks, Anthony / Collins, Phil / Gabriel, Peter / Rutherford, Michael / Hackett, Steve

I see faces and traces of home back in New York City
So you think I'm a tough kid? Is that what you heard?
Well I like to see some action and it gets into my blood.
They call me the trail blazer - Rael - electric razor
I'm a pitcher in the chain gang, we don't believe in pain only as strong,
'cos we're only as strong, as the weakest link in the chain.
Let me out of Pontiac when I was just seventeen,
I had to get it out of me, if you know what I mean, what I mean.
You say I must be crazy, 'cos I don't care who I hit, who I hit.
But I know it's me thats hittin' out, and I'm, I'm not full of shit.
I don't care who I hurt. I don't care who I do wrong.
This is your mess I'm stuck in, I really don't belong.
When I take out my bottle, filled up high with gasoline,
You can tell by the night fires where Rael has been, has been.

As I cuddled the porcupine
He said I had none to blame, but me.
Held my heart, deep in hair,
Time to shave, shave it off, it off.
No time for romantic escape,
When your fluffy heart is ready for rape. No!
No time for romantic escape,
When your fluffy heart is ready for ape. No!
Off we go.

You're sitting in your comfort you don't believe I'm real,
You cannot buy protection from the way that I feel.
Your progressive hypocrites hand out their trash,
But it was mine in the first place, so I'll burn it to ash.
And I've tasted all the strongest meats,
And laid them down in coloured sheets.
Laid them down in coloured sheets.
Who needs illusion of love and affection
When you're out walking in the streets with your mainline connection?
Connection.

As I cuddled the porcupine
He said I had none to blame, but me.
Held my heart, deep in hair,
Time to shave, shave it off, it off.
No time for romantic escape,
When your fluffy heart is ready for rape. No!
... No time.

Jeff Buckley - Grace (Live á L'Olympia)

Jeff Buckley Live A L'Olympia Japan Promo CD album (CDLP)

domenica 9 marzo 2014

TUTTI DEVONO VEDERE LA GRANDE BELLEZZA




http://www.deezer.com/album/6597430

Tutti devono vedere La Grande Bellezza.

Sopra la testa il mare di Napoli. Nel sole che scalda, sugli scogli taglienti, arroventati dal caldo, una fanciulla sorride nel cuore traboccante sentimento d'amore. Un giovane ride stupito davanti alla sua musa.

Scriverà un libro, una sorta di Grande Gatsby, alla ricerca della sua luce verde, di quel sorriso d'amore e di bellezza perduto per sempre ma a sua insaputa coltivato nel cuore segretamente, come una giovane palma.

Le rughe si sono fatte spesse nel viso, solchi profondi avvezzi alle smorfie e ai sorrisi. Hanno visto molto gli occhi blu incavati sotto le grotte dei sopraccigli mobili  e intelligenti.
Jep Gambardella sorride, osserva intento la vita intorno a sé, si commuove alla vista di bambini in labirinti di verde italiano tra sassetti di ghiaino.
In silenzio con sguardi profondi scava tra la realtà che lo circonda andando a fondo a scandagliare l'animo umano.

La sua cifra è il disincanto, la disillusione, la distruzione, il disvelamento: dire in faccia quello che tutti pensano e non dicono.

Tutto è già vissuto, tutto è già passato eppure c'è qualche cosa nel suo cuore; un sentimento distruttivo e caustico lo pervade ma sotto la cenere del fuoco che arde devastante vi è un anelito all'oltre, un desiderio che lo richiama alle stelle, verso cieli spaziosi dove luci, uccelli, aerei o astronavi trascorrono nel silenzio della notte o tra i rumori del giorno.

Jep guarda il cielo.E poi, di giorno, guarda il mare sul soffitto con gli occhi della mente.

Il mare azzurro, il cielo azzurro ricorrono e lo richiamano alla lontananza, verso lo spazio profondo e disabitato dell'anima.
Messosi a nudo, Jepp potrà finalmente ritrovare persone sullo sfondo di quel mare e nel cielo fenicotteri bellissimi che si posano sul suo balcone per volere divino. La sua rinascita si compie nel loro volo e alla fine il solo ricordo di quella giovanile tenerezza marina gli farà capire quanto era stata importante la sua vita, quanto aveva perduto di se stesso e chi era lui, da dove veniva e qual era la sua destinazione.

 E tra il bla bla dell'esistenza ecco riscoprire la profondità del sentimento immobile, l'anelito all'amore profondo, al richiamo della bellezza.

Jep capisce che cosa sia.

 Nel suo giovane cuore di ragazzo gli era stato facile coltivare giardini d'amore e tenerezza. E poi l'ambizione e il successo l'avevano preso per mano fino a Roma Caput Mundi pulchritudinis et turpitudinis Urbs.

Vi sono due aspetti in lui: quello oscuro e quello diurno come nella città in cui ha preso albergo. In contrasto tra loro.
La notte ossessiva e tribale, il giorno etereo e mistico.

Jep bilancia la sua vita con figure di riferimento: la domestica, la direttrice del giornale, figure materne che creano armonia nella sua vita.
Ma l'amore manca.
Ramona è capace di far breccia ma si allontana troppo presto.

E allora che cosa rimane se non scrivere di sè? Ritornare alle radici che sono importanti, alla musa marina primigenia, ad esprimere ciò che, per troppo tempo, sul fondo, era rimasto silente e senza voce? Perché no?